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Arti Visive / Luigi De Blasio



Figure umane - soprattutto femminili, frontali e plasticamente in posa – e nature morte. L’universo pittorico di Luigi De Blasio, artista di origine lucana attivo a Roma, si costruisce e definisce intorno a questi temi, per alcuni anni protagonisti indiscussi delle sue creazioni. De Blasio si dice naturalmente incline a pensare per immagini, l’archivio emozionale da cui i suoi quadri prendono forma si nutre e si compone principalmente di suggestioni iconografiche. Nelle donne da lui dipinte sono pertanto nette le influenze del cinema, soprattutto italiano e d’autore, del secondo Novecento; espliciti i richiami all’iconografia feticista africana e a quella alto-medioevale a sfondo religioso; voluta e ricercata l’influenza dell’Espressionismo e del Cubismo.

Nelle nature morte gli oggetti, posti in composizioni volutamente classicheggianti, diventano dei significanti dalle molteplici interpretazioni emozionali. Il pittore predilige il bianco velato d’avorio. Avorio, rosso, bruno, turchese e oro si posano, materici, sulla tavolozza. Il segno diviene disegno, base-progetto dell’opera, ma anche elemento compiuto: ora denso di significato, ora solo allegra sarabanda cromatica.

«La matrice è sempre il feticismo per gli oggetti, che diventa vera e propria ossessione visiva, ripetuta in una serie di claustrofobiche didascalie. Questa è l’ipotesi di ricerca di cui i miei quadri astratti sono espressione. Gli oggetti qui si “rompono” per essere “guardati all’interno” e poi si “ricongiungono” e danno vita a nuove forme. Non vi è casualità, né “recita a soggetto”. E, come in un romanzo di Moravia, quel che è giudicato superfluo alla tesi viene cancellato», spiega l’artista.

Anche quando una nuova tecnica infrange lo schema riplasmando gli stimoli in una figurazione inedita, il risultato, in fondo, non è che l’estremizzazione dello schema stesso. Nelle opere più recenti De Blasio adotta una tecnica mista: collage, vernice color ambra a caramellare l’immagine, plastificazione con cellofan e pennarelli. Qui il feticismo è ancora più netto, così pure l’attitudine claustrofobica dei soggetti, letteralmente imprigionati e imbalsamati dalla coltre dei passaggi e dei gesti che li ha generati: la loro vita non può essere compresa se non scorrendo a ritroso questa pellicola del processo creativo. Rigorosamente frontali e funzionali agli scopi di presentazione dell’artista, la loro essenza si mantiene puramente iconica, e talvolta passano sotto i nostri occhi come immagini patinate di altri tempi, come star del cinema sulle locandine ingiallite dei vecchi caffè.

Luigi De Blasio, laureato in filosofia, a partire dal 2000 ha esposto in numerose gallerie della Capitale, città dove vive e lavora. Collabora con ArtePollino.


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