Arti Visive / Riccardo Dalisi
Nativo di Potenza, Riccardo Dalisi vive e lavora a Napoli, dove è stato docente ordinario di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura e direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale presso lo stesso ateneo. Architetto, scultore e designer di livello internazionale (tra i numerosi riconoscimenti conferitigli è doveroso citare il Premio Compasso d’oro per il design nel 1981 per la sua ricerca sulla caffettiera napoletana), Dalisi spazia da anni nel campo dell’arte con instancabile vitalità, avendo individuato nel fattore emozionale non solo i postulati teorici di un approccio architettonico anti-funzionalista, ma anche l’ispirazione comune a opere scultoree e design di animazione. Una napoletanità viva, buffa e malinconica, certamente innata ma anche sorretta dai rapporti decennali con gli esperti artigiani di rua Catalana (Na), esecutori materiali dei progetti scultorei, aleggia tra le sue creazioni, a partire dalle caffettiere animate: una folla di “Totocchi” – versione tutta napoletana del burattino di Collodi – che pare giungere da un mondo istrionico e fiabesco. Il rapporto con una creatività spontanea e libera da sovrastrutture razionali – concetto che in architettura assume il motto di “progettare senza pensare” – trae ispirazione dalla creatività infantile, con la quale l'artista non ha mai cessato di confrontarsi a partire dagli anni Settanta, che lo hanno visto in prima linea nel progetto per la costruzione di un asilo presso il noto quartiere Traiano a Napoli. Le sculture di Dalisi – sagome di ferro, ottone o rame dalle linee flessuose, nella cui forza espressiva riverberano il mito, il sacro, la fiaba – paiono infatti prendere corpo nella coscienza di un artista maturo che ha appreso dai bambini a osservare e a disegnare. Tra le numerose e prestigiose mostre dedicate all’artista in Italia e all’estero si segnalano, in particolare, quelle alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Chicago, al Museo del Design di Denver, al Guggenheim Museum di New York, al Museo di Copenaghen, al Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, al Palazzo Reale di Napoli, alla Galleria Lucio Amelio di Napoli, alla Fondazione Cartier di Parigi, al Museo delle Arti Decorative di Montreal, al Tabak Museum di Vienna, al Museo Zitadelle Spandau di Berlino, al Castel dell’Ovo a Napoli, alla galleria Trisorio di Napoli. Dalisi, presenza pressoché costante di Terra Arte fin dalla prima edizione, si è proposto al nostro pubblico anche nella veste di pittore. Nei suoi disegni, il guizzo fulmineo e indomito di un’idea che una mano celere traduce vorticosamente in forme e colori. «Il successo di un disegno, un determinato segno, una determinata forma, sta in ciò che comunica ed è una comunicazione rapida, veloce, che scavalca ogni spiegazione» (Riccardo Dalisi).
Mostre personali - Terra Arte 2012 Disegnare medicina del cuore Dal disegno nascono le mie sculture dallo scrivere nasce il mio disegnare dal pensare nasce il mio scrivere dal dolore nasce il mio pensare dal vivere nasce il mio dolore dall’amore nasce il vivere nell’amore tutto rifluisce. E di nuovo poi a scendere. Dall’amore, la vita dalla vita, il dolore ed il pensiero e lo scrivere e il disegnare e lo scolpire, perciò nello scolpire scorgi l’amore. Disegnare è una medicina, una cura, una scala per salire verso le nubi, per andare oltre. Qualcosa scorre nello scorrere del pennino sul foglio, non lo sai mai di preciso, porta a uno scrigno misterioso. A volte è come l’acqua che scivola, in mulinelli, fiori di luce e melodie. Vi scorre un flusso di vita in sintonia con una vita più ampia che sento mormorare accanto a me. È come una musica, disegnare. Una musica che ferma l’invisibile, a poco a poco lo disvela e lo costringe con forza sul foglio, lo distende pacifico, voglioso di essere figura. La figura vibra sulla distesa bianca e il colore l’irrora, sprofonda negli abissi della superficie, e s’innalza e l’innalza. Ora non ho paura di perdere l’immagine, si è stabilita una confidenza tra me, la mano e la penna e… la figura, il segno. Non ho più paura di perdere l’emozione, che può disperdersi da un momento all’altro e per sempre. Ho qualche confidenza in più con l’invisibile, con quel dio del disegnare che mi tiene la mano, che mi tende la mano nelle ore difficili, che batte le sue nocche piano piano quando tutto è buio pesto. Perciò è terapia il disegnare. È una medicina potente. Disegnare e scrivere a volte è la stessa cosa. Disegnare e scrivere sono sorelle. E io mi alterno tra l’una e l’altra, e mi alleno. Vengono entrambi da uno stesso padre e una stessa penna. Perciò sono fratelli che fanno scorrere ciò che, rappreso, nuoce. (Riccardo Dalisi)
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Dalisi e Giorgione, Design ultrapoverissimo, Intervista Rai Educational, La caffettiera napoletana di Dalisi
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